Esordiamo con l’affermare, innanzitutto, che si tratta di un quesito di non facile soluzione a causa dei confini non nitidi che continuano a sussistere tra legittimo esercizio del diritto di critica e la compromissione del rapporto fiduciario che dovrebbe intercorrere e informare il rapporto tra le parti. La Cassazione, con Sentenza n. 1379/2019, ha espresso il principio secondo cui il lavoratore si rende responsabile di illecito disciplinare, con tutte le conseguenze in tema di licenziamento del dipendente, tutte le volte in cui manifesti il proprio pensiero sul datore di lavoro, di per sé libertà garantita dall’art. 21 Cost., ma offenda l’onore, la reputazione e il decoro del datore stesso, tutelati dall’art. 2 Cost., oltrepassando i tre noti limiti della continenza, della verità e della pertinenza.
Il lavoratore può criticare il datore di lavoro?